Con zucchero o senza?

Ecco uno di quei dubbi capaci di dividere a metà il mondo di noi amanti del tè e di scatenare dibattiti in grado di andare avanti all’infinito: ma il tè va bevuto con o senza zucchero? Per quanto mi riguarda, ho bevuto tè estremamente zuccherato fino all’adolescenza. Così si faceva nella mia famiglia e la sola idea di poter bere tè amaro mi sembrava del tutto inconcepibile. Devo l’abbandono di questa abitudine alla famiglia irlandese che mi ospitò durante il mio primo soggiorno di studio all’estero, dove fui spedita dai miei genitori nella speranza che migliorassi l’inglese. Appena arrivata a casa, un po’ stanca e eccitata dalle tante novità, accolsi con grande piacere la tipica proposta di una tazza di tè da parte della padrona di casa, ma restai affatto sconcertata nello scoprire che non c’era zucchero disponibile in cucina. Per educazione mi accontentai di bere il tè così com’era, e lo stesso feci il giorno dopo e il giorno dopo ancora. Quando tornai in Italia il mio inglese non era poi troppo migliorato, ma non avevo più bisogno di mettere zucchero nel mio tè, anzi! Da allora, lo bevo solo ed esclusivamente amaro, oppure, da quando vivo a Londra, con una goccia di latte giusto per adeguarmi ai costumi locali.

In effetti, nemmeno in Inghilterra, considerata un faro della tradizione del tè nel mondo, esiste un parere condiviso. In molti bevono il tè così come esce dalla teiera, ma tantissimi preferiscono aggiungervi latte e uno o più cucchiaini di zucchero. Questa abitudine ha delle ragioni storiche, che è facile comprendere studiando le vicende che hanno portato alla diffusione del tè nel mondo. Originariamente bevuto amaro in Asia orientale, il tè cominciò a diffondersi nel resto del mondo grazie agli Inglesi, che ne promossero l’esportazione. Inizialmente, tuttavia, il sapore amarognolo del tè non incontrò i gusti dei nuovi mercati, e si deve probabilmente a questa scarsa propensione l’idea di aggiungervi dello zucchero. Oltre a questioni di gusto, l’abitudine di aggiungere al tè oltre allo zucchero anche del latte nacque probabilmente tra le classi meno abbienti dell’Inghilterra vittoriana allo scopo di aumentare le proprietà nutritive del tè.

Questa tendenza, inizialmente positiva, si è però trasformata nel tempo in un boomerang, che ha purtroppo trasformato troppe preparazioni industriali a base di tè in bombe per la nostra salute. Se infatti non c’è nulla di male nell’aggiungere una modesta quantità di zucchero al tè preparato in casa, bisogna fare molta attenzione alle bottiglie di tè preconfezionato che si trovano nei supermercati o alle miscele servite in alcuni bar di catena, come ad esempio il cosiddetto “chai latte”, che nella versione grande contiene fino all’equivalente di 10 cucchiaini di zucchero!

Se avete sempre bevuto il tè zuccherato, il mio personale consiglio è perciò innanzitutto quello di non esagerare, per rispettare la salute e evitare di mascherare completamente l’aroma originale della bevanda. Quindi di provare piano piano a eliminare lo zucchero, limitandolo magari solo a quelle varietà, come il tè alla menta o il chai indiano, in cui è divenuto parte integrante della ricetta. Con l’abitudine imparerete ad apprezzare il sapore amarognolo del tè, mentre l’assenza di zucchero vi aiuterà a percepire le mille sfumature delle diverse qualità. Per iniziare, vi suggerisco di scegliere tè dal sapore naturalmente dolce, come il tè bancha giapponese o il tè oolong da hong pao, e di passare solo successivamente a tè più amari come il tè nero aghi d’oro. Una regola mi pare però fondamentale: mai dolcificare il tè cinese o giapponese, questo davvero mai!