Quella meravigliosa carta giapponese dai mille intricati disegni e dai colori a volte delicati, a volte vivaci, che avete notato su scatole da tè e oggetti provenienti dalla Terra del Sol Levante ha finalmente anche per voi un nome: si chiama chiyogami, ed è una varietà di carta washi stampata con motivi tradizionali. Ne eravate da tempo innamorati, forse inconsapevolmente, ma ora che sapete dove potete acquistare la carta washi online, anche in Italia, avete deciso di comperare qualche foglio di chiyogami con la scusa di farne dono agli amici, oppure di usarla per i vostri lavori di fai da te, oppure semplicemente per creare dei pannelli decorativi da appendere in casa. Bene! Ottima iniziativa. Ecco però che di fronte all’immensa varietà di disegni e colori disponibili, cominciate a sentirvi un po’ a disagio. Vi sembrano tutti bellissimi, come è possibile scegliere? Il mio consiglio è quello di lasciarvi guidare non solo dal vostro gusto, ma anche dalla simbologia dei decori, di cui ho già cominciato a parlarvi alcune settimane fa. Già ho affrontato il tema dei colori, ai quali corrispondono significati e messaggi differenti, è venuto ora il momento di parlare del significato dei fiori e delle piante che con tanta abbondanza appaiono sulla carta giapponese.
Quello che forse più di tutti è noto in Occidente è il fior di ciliegio (sakura), simbolo imprescindibile dello spirito del Giappone. La sua delicata bellezza e fragile vita simboleggiano la transitorietà dell’esistenza. Si usa soprattutto in contesti primaverili e in relazione a persone giovani.
Il pino (matsu), al contrario, è usato nella carta chiyogami per simboleggiare la longevità e la saggezza delle persone mature. La sua stagione è l’inverno. Allo stesso tempo, il pino, considerato albero vicino agli dei, rappresenta l’eccellenza e si presta per la celebrazione di importanti successi.
Simile a quello del pino è il significato del bambù (take), usato come simbolo della costanza e della resistenza davanti alle avversità. E’ noto infatti come il bambù sia capace di resistere alla forza degli eventi grazie alla sua elasticità.
Fiore di primavera è invece il prugnolo (ume), impiegato per indicare la bellezza della rinascita e l’importanza di perseverare nei propri obiettivi. Insieme con il pino e il bambù forma una triade spesso usata nella carta washi per inviare un messaggio di “buona fortuna”.
Se in Occidente i fiori hanno di solito un carattere femminile, in Giappone si prestano anche a indicare virtù prettamente maschili, come il coraggio guerriero, l’onore e la nobiltà, rappresentati dalla peonia (botan).
Il crisantemo (kiku), al quale noi italiani guardiamo con un po’ di timore perché fiore usato per onorare i defunti, è invece in Giappone simbolo di buon augurio in quanto associato alla longevità e alla casa imperiale. E’ legato inoltre alla stagione autunnale.
Se dovete fare un regalo per la nascita di una bambina, nulla è più indicato che una confezione di carta washi decorata con la paulonia (kiri).
Infine, per i più romantici, i fiori dell’amore: il glicine (fuji), la campanula (kikyo), simbolo dell’amore indissolubile e della fedeltà, e l’iris (kakitsubata), evocato dal poeta Yatsuhashi per salutare la sposa lontana, ma anche amuleto contro i cattivi spiriti.
Devo dire che tra tutti questi fiori il mio preferito rimane il prugnolo, per il suo significato e per il suo grazioso aspetto. E voi, qual è il vostro simbolo preferito? Avete mai provato a usare il linguaggio dei fiori giapponesi per mandare un messaggio?